Le sponsorizzazioni sportive rappresentano la soluzione ideale, per le aziende, per pagare meno tasse.

Considerate un canale di marketing alternativo e performante nell’ottica di promozione di un’azienda, non tutti, però, ne conoscono ancora l’incredibile potenziale in materia di deducibilità.

Che il pagare meno tasse sia un interesse comune è un fatto ben noto.
A causa dell’insopportabile peso del fisco che grava sulle imprese e sulle piccole attività, infatti, è estremamente controproducente non investire parte del proprio utile prodotto, ritrovandosi costretti a destinarne quasi la metà proprio al fisco.

Alcune aziende, che per sopravvivere devono vendere prodotti e servizi, decidono di conseguenza di affidarsi a campagne pubblicitarie più o meno costose per ricavarne introiti economici e creare costi per abbattere il proprio utile, pagando, così, meno tasse.

Altre, invece, puntano a rafforzare la visibilità della propria immagine e del proprio marchio presso il pubblico, senza mirare direttamente alla vendita di un particolare prodotto, che però sarà la conseguenza logica dell’investimento fatto sul brand stesso.

Ciò che accomuna entrambe le tipologie di azienda di cui sopra, è l’avvalersi delle sponsorizzazioni sportive per alleggerire il proprio carico fiscale.

Non solo vedere il proprio marchio su una borsa sportiva, piuttosto che sul serbatoio di una moto, aiuterà già di per sé la sponsorizzazione di quella certa attività, altrettanto importante è l’aspetto della deducibilità legata proprio al costo di quella stessa sponsorizzazione.

Le spese per le sponsorizzazioni, infatti, sono totalmente deducibili in quanto equiparate alle spese pubblicitarie.

La possibilità di risparmiare, dunque, esiste ed è più che concreta.

Perché, allora, scegliere consapevolmente di farne a meno?

Come pagare meno tasse grazie alle sponsorizzazioni sportive

Vi sarà capitato almeno una volta di chiedervi cosa ci guadagni un idraulico a farsi pubblicizzare dalla squadra di calcio del quartiere.

Apparentemente…non molto.

Ma solo apparentemente.

Per lo sponsor, infatti, questa pratica rappresenta il miglior canale attraverso cui fare branding, ovvero “far girare” il proprio nome, il proprio marchio.

Proviamo a pensare, per esempio, a un ristorante, a un centro estetico o a un servizio su web: promuovendo il proprio brand in ambienti molto affollati, come quelli delle manifestazioni sportive, l’occasione di ottenere benefici in termini di acquisizione clienti è estremamente elevata.

Ma, come abbiamo già anticipato, l’altro aspetto fondamentale relativo le sponsorizzazioni sportive è la deducibilità fiscale di tale costo.

In passato, in Italia, vi sono state alcune incertezze interpretative a riguardo.

La Corte di Cassazione, difatti, ha equiparato i costi di sponsorizzazione alle spese di rappresentanza, specialmente quando non vi era una diretta aspettativa di ritorno commerciale per lo sponsorizzato, a fronte della sponsorizzazione stessa.

E’ il caso di aziende che avevano il 90% della clientela formata da enti pubblici e spendevano dai 20 ai 30 mila euro annuali per apporre uno striscione in un campetto da calcio di periferia.

Date le circostanze, appare chiaro come fosse difficile stimare un’aspettativa di ritorno commerciale adeguata all’investimento pubblicitario fatto, al punto che l’antieconomicità dell’operazione, a svantaggio dell’azienda che elargiva il denaro, sembrò celare una condotta fraudolenta con la finalità di evadere il fisco.

La Cassazione non ha negato, in via di principio, la riconducibilità delle spese per sponsorizzazioni tra quelle di pubblicità, bensì ha stabilito che debba esserci un legame tra l’attività svolta dalla società e quella sponsorizzata. Nesso che viene misurato con la probabilità che la sponsorizzazione possa portare una diretta aspettativa di ritorno commerciale alla sponsorizzata, cosicché tali spese possano essere considerate di pubblicità e non di rappresentanza.

Differenza tra spese pubblicitarie e spese di rappresentanza

Cosa cambierebbe, per lo sponsor, questa diversa classificazione della spesa per la sponsorizzazione?

Le spese pubblicitarie sono completamente deducibili nell’anno in cui sono state sostenute, oppure in quote costanti nell’esercizio stesso e nei quattro successivi.

Le spese di rappresentanza, d’altro canto, sono deducibili unicamente nel periodo di sostenimento, se rispondenti ai requisiti di inerenza e congruità e, pertanto, in misura forfetaria, in base al volume dei ricavi dell’impresa, vale a dire:

  • 1,3% per ricavi fino a 10.000.000 euro;
  • 0,5% per ricavi da 10.000.000 fino a 50.000.000 euro;
  • 0,1% per ricavi oltre 50.000.000 euro.

Ai fini IVA, per lo sponsor, se l’importo della sponsorizzazione rientra tra le spese pubblicitarie l’imposta diventa detraibile, mentre risulta indetraibile e, quindi, un vero e proprio costo, se annoverata tra le spese di rappresentanza.

Per le aziende, tale differenza incide, e non poco, sia sulla deducibilità del costo che sulla detraibilità dell’IVA, così tanto che una spesa pubblicitaria risulta particolarmente conveniente, mentre una di rappresentanza l’esatto contrario. 

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